21 Dec
21Dec

La magia delle festività si percepisce anche in tempi di emergenza Covid, autocertificazioni e zone d’Italia a diverse colorazioni. Non si tratta soltanto di aspetti palesi, commerciali come addobbi o segnaletiche preparate all’occorrenza ma di un’atmosfera a volte impercettibile a volte molto molto tangibile presente tanto nelle città quanto nei borghi, nelle strade di campagna, nei volti delle persone che il nostro sguardo incrocia spesso distrattamente presi come siamo da pensieri, fantasticherie, progetti. 

Eppure questi indizi ci fanno capire quello che ancora non è cosciente collettivamente ma c’è già, sono segni di modificazioni a volte anche profonde della nostra società dove il vecchio e il nuovo coesistono, senza apparenti contrasti, quasi come sospesi in un incantesimo prima che nuove fasi di produzione capitalistica e nuovi assetti geopolitici li trasfigureranno irrimediabilmente per sempre. “Tutto scorre” avrebbe detto Eraclito ma sta a noi comprendere che cosa - venendo a manifestarsi - possa essere (e in che modo possa essere) utile alle comunità umane e cosa no. Ecco, l’atmosfera natalizia deve indurci anche a riflessioni di questo tipo.

Si parla già di quarta rivoluzione industriale, d’intelligenza artificiale, di riconfigurazione delle nostre tanto bistrattate democrazie occidentali alla luce di nuovi assetti che comprendono attori di portata mondiale come Russia e Cina. E mentre i digi-colossi come Amazon, Facebook, Google sembrano ormai affollare gli scenari del futuro non ci domandiamo quali modificazioni subiranno, in risposta ad essi, quegli ambienti che fino a poco tempo fa avremmo definito lenti, periferici sia in senso positivo che negativo. Si tratta in altre parole di rimettere mano alla nostra geografia fisica e mentale, di ridisegnare quelle mappe che per mesi, anni o decenni, hanno fatto da cornice alla nostra quotidianità come testimoni silenti delle nostre brulicanti esistenze. Come saranno le campagne fra dieci, venti o trent’anni? Esisteranno ancora le botteghe sotto casa? Quali mezzi di trasporto saranno maggiormente utilizzati? Prevarranno, all’improvviso, i mezzi a conduzione elettrica o vi saranno fasi di transizione dove le vecchie inquinanti automobili avranno ancora un utilizzo massivo, benché ridotto?

Di che cosa si tratta veramente quando si parla di Green New Deal? Quale impatto avrà sulle nostre vite e sul nostro modo di percepire la quotidianità? È un trucco per mascherare una nuova fase della globalizzazione - cercando di renderla sostenibile – oppure c’è davvero una presa di coscienza ecosistemica maggiormente rispettosa di equilibri violando i quali andremmo incontro a pericoli davvero seri per l’Umanità? Potremmo continuare a lungo con questi ed altri interrogativi ma una cosa è certa: non possiamo più ragionare come se certi cambiamenti – nel settore privato come in quello lavorativo o business - non fossero mai esistiti, non possiamo più ignorare o snobbare l’esistenza delle tecnologie digitali, dello smart working, delle criptovalute, delle piattaforme social, dei nuovi modi di comunicare dei giovanissimi attraverso i video e le app, ecc. 

Lo scontro tra vecchio e nuovo accennato prima, descritto come quasi immobilizzato almeno in apparenza, è tuttavia indicatore di qualcos’altro che non si esaurisce nel semplice “passaggio del testimone”. I più avveduti avranno già intuito di cosa parlo: dell’esigenza di non appiattire tutto brutalmente in un futuro che ancora non è stato inquadrato a sufficienza, del non gettarsi avventatamente in qualcosa che sa ancora di ideologico ma di cercare di affinare i sensi sociali – e non solo “social” per cogliere quelle soluzioni che armonizzano le pratiche relazionali ed economiche facendo coesistere laddove possibile gli slanci e le resistenze, la tutela del territorio e delle imprese locali contro l’avanzare selvaggio di una globalizzazione senza freni pilotata dal capitale finanziario e speculativo. 

La tecnologia digitale può e deve rivoluzionare il mondo ma non distruggendo la comunità e i territori bensì creando sinergie che tutelino valori e i know how “analogici” che ancora danno senso alla nostra quotidianità. È esteticamente bello forgiare nuovi termini come per esempio “glocal”, ma devo confessare che non amo tanto i neologismi specie se vengono coniati in modo frettoloso da una società poco attenta alle varie stratificazioni del vissuto. Preferisco usare un’espressione Not global Not glocal but Synergistic che allude alla capacità di collegare, di radunare ciò che è sparso, di renderlo più efficiente, di innovare laddove è necessario, di lasciare quasi tutto com’è laddove è richiesto anche se non esplicitamente ammesso. Ecco, per fare tutto questo serve eccome la tecnologia digitale ma in un modo “human friendly” che metta cioè al centro l’essere umano non astrattamente inteso, ma concretamente ed esistenzialmente inserito in comunità e territori ricchi di capitale storico ed esperienziale. 

Occorre avere a disposizione uno strumento che ci aiuti a forgiare mappe mentali e fisiche più rispettose delle nostre reali esigenze. Occorre sapere che posso comprare su Amazon un utensile ma che lo stesso utensile posso acquistarlo, se lo trovo geolocalizzato in una piattaforma dove sono iscritto, a pochi chilometri da casa mia aiutando un’impresa locale a rimanere aperta

Occorre sapere che se non ho abbastanza euro, posso guadagnarli in moneta complementare, facendo semplici azioni di condivisione sui social, comprando poi un prodotto dove l’esercente, anch’egli iscritto nel mio stesso circuito, non sia costretto a vendermelo con uno sconto ma consentendomi un pagamento ibrido ovvero parte in euro e parte in moneta complementare; occorre sapere che un certo luogo ameno, poco o nulla curato dalle istituzioni, sia reperibile dagli utenti i quali sapranno trovare per esso nuova attenzione e tutela o magari favorirvi insediamenti e nuove pratiche lavorative. 

Occorre mettere a disposizione in un solo meta-luogo tutto ciò che può essere inserito, registrato, aggiornato, ovunque, in qualsiasi parte del mondo. È questa la filosofia alla base di yourindex: dare vantaggi a tutte le parti in gioco, generando alto valore aggiunto con prodotti e servizi innovativi, unici, massivi, ad alto impatto, attraverso strategie originali e per mezzo dell’utilizzo delle più avanzate tecnologie informatiche, rispettose al tempo stesso di territori e comunità. Quest’anno per Natale, ti suggerisco di non limitarti ai soliti regali: no, non ti sto chiedendo di spendere chissà quale cifra. È sufficiente che ti iscriva a yourindex per poter capire che antico, moderno e modernissimo possono coesistere e generare valore e benessere, guardando tutti insieme avanti, senza dimenticare o alterare la nostra umanità. Il che non è poco. 

Auguri.

Lo Staff AdvP

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